gli altri stanno negli articoli del giornale, e noi con loro

Non so come vi risvegliate  al mattino. Io, progressivamente.  Riemergo dalla notte un po’ dissonante, perchè sogno troppo. Ma ho ormai strategie per riprendermi in fretta. L’acqua in un bicchiere enorme,  fuori scala. I fiori in balcone. Uscire. E il giornale. Il giornale è un talismano, un miraggio, un sollievo totale. Porta la separazione dagli incubi notturni, e fa ritrovare gli altri. Grazie al giornale  ricordo e mi dico: ah, ecco, vedi, ci sono gli altri! Gli altri! E gli altri non stanno nei titoli, non stanno nei fatti in sé. Non li trovi sfogliando le pagine. No. Incontri  gli altri abbandonandoti alle atmosfere di un pezzo. Per questo io leggo un articolo in totale immersione. Prima lo esploro, cerco di capire se mi invita, se promette cose per me, e in questo sono guidata anche dalla firma, che conosco, di cui magari mi fido. E poi mi tuffo, mi affido. Seguo, credo.

A volte leggo pezzi ispiratissimi, specie nelle pagine della cultura. Un buon articolo mi  scuote via la notte,  mi spolvera via gli incubi, mi riporta velocemente allo stare al mondo con gli altri. Magari anche, al divertimento di stare al mondo con gli altri. Perchè certi pezzi hanno un’ironia bellissima! Allora che bello accogliere la scossa della risata! E non me ne frega niente se pare strano, se ai tavolini accanto questa risata  suona folle. Io amo ridere leggendo il giornale! Cerco a volte di condividere, magari mandando qualche sms ad amici: hai letto l’articolo di XY oggi? le risate! ispiratissimo. Non ottengo risposta, in genere. E’ difficile avere uno scambio non su un fatto, ma sul tono di un articolo, anche con qualcuno di davvero vicino. Per vari anni ho letto il giornale con una persona accanto. Anche lui leggeva, magari altre pagine dello stesso quotidiano, o un libro. Insieme, stavamo immersi nella lettura e tutta la casa era silenziosa. E se eravamo al mare su uno scoglio, allo stesso modo nessuno parlava. Ma poi il mio entusiasmo per un articolo emanava onde di disturbo. Non riuscivo a riassorbirle. Non capivo che l’altro stava immerso in un mondo diverso e importante, creato da altre frasi, ed era disturbato dal mio bisogno di dire subito. Mi imponevo e raccontavo. Avevo torto! La lettura del giornale è un fatto intimo, intimissimo. Ciascuno, nei pezzi degli altri, cerca se stesso, le proprie curiosità, i propri temi dominanti, l’antidoto personale agli incubi notturni.  Se è vero, come dicevo, che nel quotidiano incontriamo gli altri, è vero anche che li incontriamo come possiamo incontrarli, come vogliamo incontrarli oggi. Niente di più personale di questo. E sempre, in fondo, il rapporto con la scrittura degli altri è molto personale. Entriamo in libreria con la nostra inquietudine, e tra gli scaffali  cerchiamo il libro che la nomini, la esplori. E già questa nominazione è un antidoto. Noi lo sappiamo, e con ostinazione cerchiamo il volume che parli di noi adesso. E anche questo è incontrare l’altro, sentirsi capiti, condividere. Tutte cose che nella vita, tra le persone, accadono, certo, ma con irregolarità e imprevedibilità. E estrema intolleranza per le forzature.

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