quando ho visto il libro per la prima volta

Laura vieni c’è il libro rilegato. Così mi ha scritto l’editor Maddamma.

Arrivata in Fandango, l’ho visto subito all’entrata, attraversando l’ufficio stampa.


Una felicità molto forte, per pochi secondi. Un pianto di gioia chiuso in gola. Poi più niente. Black out.
Sì, quando ho visto il mio libro per la prima volta non sono stata in grado. Per eccessiva contentezza, mi sono disconnessa dalla vita. Sono entrata in assenza. Sono andata in differita.
E intanto l’Aeroracconto era ovunque nella casa editrice. In molte pile.

In tanti pacchi.

E in alte torri

E la bellissima Manuela Cavallari mi diceva: devi scrivere le dediche ai giornalisti! Ma io non potevo scrivere le dediche ai giornalisti, incontemporanea com’ero a me stessa. Torno domani! E poiché io più non respiravo, ho chiesto al Ferrara se andavamo fuori. Abbiamo raggiunto questa libreria che a lui piace, perché ha il ristorante e anche il bar. E a pausa pranzo ci si mangia la paposcia, che ha un nome impossibile ma è molto buona. E questo signore se non ordini la paposcia ti fa capire che sei proprio ignorante.

E il Ferrara aveva portato il libro pure là, perché credo che era contento credo che anche lui è andato un po’ in ossessione dell’Aeroracconto. E per festeggiare ha ordinato un succo e io non so come gli sia venuto in mente di ordinare proprio quel succo lì.

Bleah! Così ho detto: bleah! Dimenticando ogni umana creanza, stordita ad altissima voce spiegavo con parole mie che io quel succo lì non lo gradivo. E appunto con esemplare gentilezza aggiungevo bleah.
E il signore della paposcia si è arrabbiato di questo fatto che io dicevo bleah, ma a me non importava un bel niente, perché tutto mi sembrava una distante allucinazione, a cominciare dal succo. Intanto il Ferrara non si impressionava e sfogliava il libro cercando refusi di cui io nulla volevo sapere e che lui sollevato non trovava.


E c’era anche una signora simpatica che sfogliava il libro mio. Chissà chi era. Forse la proprietaria. Non lo so perché io, del tutto incontemporanea a me stessa, nulla capivo nulla chiedevo.

E sempre più stordita salutavo il gentile Ferrara e me ne tornavo a casa a piedi. Attraversavo un bel pezzo di Roma e camminando cercavo di riacchiappiare le emozioni. Ma non c’erano più. Non erano neppure nel mio quartiere. Non erano nel cortile. E neanche in ascensore.

E pure in casa mi impazzivo di non ritrovare le emozioni, e di perdermi così la giornata in cui per la prima volta vedevo il libro mio. Troppo triste della mia incontemporaneità, decidevo di uscire. Vagando in bicicletta mi avvicinavo d’istinto a un luogo dove puoi andarci pure incontemporaneo, perché lì non ci sono tipi  impressionabili.


E approdando lì ho visto il Peppe. Peppe! Peppe!, gli ho detto. Mi fa piacere infatti a me di vedere il Peppe. Peppe è questo qui a sinistra (quello a destra è François).

E ho detto al Peppe sai ho il libro dell’Aeroracconto nella borsa. Lui mi ha detto Laura, il libro! Ed era tutto contento di sorrisi, il Peppe. Mi ha portata al bancone mi ha offerto da bere e mentre bevevo lui guardava il libro e gli piaceva e io ero contenta di questo fatto che lui era contento, il Peppe!

E al bancone c’era lui, e forse anche qualcuno che non se ne importava dell’Aeroracconto, non dico di no. Però erano molti di più quelli che se ne importavano e meravigliati dicevano oooh. E io un po’ tornavo in me ed ero contenta che loro erano contenti ed ero contenta che un po’ tornavo in me. E quando è arrivato Gianluca si è esclamato: ‘il libro!’. E mi ha abbracciata. E io credo che da ore aspettavo l’abbraccio. E per quell’abbraccio di Gianluca tornavo del tutto contemporanea. E quindi mi sedevo insieme agli altri e stavo in tanta gioia. In una gioia tanto rara, che finalmente sentivo.


 

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