la rigioia

Torno da Parigi inatterrata. Comincia all’aeroporto e non migliora. In uno sforzo di ripaesamento chiamo Simona e le dico andiamo a una festa ho l’invito.

Arrivate c’è gran folla e nessuno controlla l’invito. Per una volta che l’ho! Ci sono la presentatrice e l’attrice, più alte o magari più basse di quanto avrei immaginato. Non che importi. In uno sforzo di eleganza ho messo un vestito di seta ma fa freddo e non tolgo il cappotto ma nemmanco. Neppure il vestito di seta quindi serve, per una volta che l’ho!

C’è il buffet quindi si mangia e certo è  sempre buffo sgomitare al buffet. E al buffet incontro la donna della mail crudele. Oh donna della mail crudele, che ci fai al mio buffet? Lei mi dice ho letto il libro mi è piaciuto. Le rispondo certo è tardi che mi dici brava: ormai hai scritto la mail crudele. Ti potevi leggere il libro prima di scrivermi la mail d’insulti, oh donna della mail crudele! L’ho aperta un sabato mattina stavo sola ricordo dove e come sono cose che non dimentichi più. E così dicendo, ricordando la mail crudele, pur che sto al Maxxi tra le genti, e pur che c’ho il vestito di seta, mi piango a dirotto. Simona si sgomenta: vuoi che andiamo? Rispondo: sono persona grata, quindi resto! Ho la macchina fotografica e mentre c’è la festa con la musica io mi centro e mi concentro scattando. Fotografo Simona e mi dispiango.


Presto ho gioia di nuovo come a Parigi, anche più che a Parigi: mi rigioio come solo certe volte a Roma. E senti un po’, quel che conta per ciascuno è trovare un modo di  rigioire, uno a piacere. Non c’è il migliore né il peggiore, ma il più adatto. Io fotoscrivendo l’ho trovato, e per questo ti dico in fin dei conti me ne fotto degli insulti e di tutto ciò che non ho. Faccio quello che devo e facendo continuo: quindi resto, quindi sto.

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